Gratificazione istantanea: trascinati dalla folla

amici che bevono alcol: la folla trascina nella gratificazione istantanea
"Indico agli altri la retta via, che ho conosciuto tardi e ormai stanco di errare" scrive Seneca. "Grido con forza <evitate tutto ciò che piace al volgo e che dipende dal caso; di fronte ad ogni bene occasionale fermatevi sospettosi e timorosi: anche le fiere e i pesci si lasciano ingannare da speranze allettanti. Credete che questi siano doni della fortuna? Sono tranelli. Chi di voi vorrà vivere una vita sicura, eviti il più possibile questi doni vischiosi dai quali noi, tra i più infelici, siamo ingannati proprio in questo: pensiamo di possederli, e invece, ne siamo invischiati".

Seneca conobbe la “retta via” tardi nella sua vita: valorizza l’esperienza sopra la teoria. Ha infatti compiuto tanti errori prima di comprendere i rischi e i danni dei vizi e della folla. Danni che stanno principalmente nel cadere nella gratificazione istantanea, cui è così facile farsi sedurre e per cui il volgo, composto da tante testa ma da una sola voce, ne è dipendente. E non è una critica al volgo. Ma alla natura umana: diventiamo ciò con cui spendiamo più tempo. Se spendiamo tempo al bar sarà più facile farsi tentare da quei vizi per i quali le persone accanto a noi ne sono già sedotte.

Nell’antica Roma non c’erano telefoni eppure le forme di gratificazione istantanea erano le stesse, solo con formati diversi. Andare a vedere i combattimenti in arena, gli spettacoli immorali; cadere in tentazione carnale, essere sopraffatti dalla pigrizia e dai giochi, dalle carte, dal gioco d’azzardo, dall’alcol. E l’ammonimento che ci lancia Seneca è che se ci integriamo con il volgo cadiamo anche noi nei loro vizi. Perché è normale farsi ingannare, anche gli animali ci cascano.

Alcuni pensano che godere di alcuni piaceri sia fortuna. Ma quei piaceri sono in realtà travestiti da fortuna (o da benessere) ma portano invece solo distruzione. Noi uomini siamo i più infelici proprio per questo. Con il nostro intelletto pensiamo di poterli raggirare, di poterne uscire quando vogliamo e ci raccontiamo mille storie per non accettare il fatto di esserne invischiati o dipendenti. Guarda un fumatore che dice che non vuole smettere perché gli piace. O chi dice “lo faccio per l’ultima volta”. Sarà davvero l’ultima volta? Quindi la soluzione per Seneca, con la sua esperienza ricca di vagabondaggi ed errori (l’unica vera maniera per imparare) è sospettare dei piccoli piaceri e di tutto ciò che piace ai più.

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