La relazione tra autostima e ADHD

autostima e ADHD

La maggior parte dei risultati nella vita di tutti i giorni dipendono o sono influenzati dall’autostima: alcuni eventi possono portare a sentirci intelligenti e furbi o incompetenti e buoni a nulla. è proprio da queste reazioni che dipendono i successi o gli insuccessi. Molte diagnosi psichiatriche sono associate ad una bassa autostima. Un esempio rappresentativo è ADHD, dove chi ne soffre cresce spesso con una consapevolezza negativa sulle sue abilità, impattando la vita di tutti i giorni, i risultati, e di conseguenza lo sviluppo dell’autostima. In questo articolo andremo ad analizzare la relazione tra autostima e ADHD. (1)

Una diagnosi controversa

Ci sono sempre più evidenze a suggerire che i sintomi dell’ADHD non migliorano con l’avanzare dell’età, per lo meno quelli inerenti alle difficoltà di attenzione. E non c’è da sorprendersi: continuando a compiere la stessa azione, ne rafforziamo il pattern cerebrale. Plasmati dall’ambiente che ci circonda, non c’è possibilità di cambiamento e di apprendimento se non arrivano nuovi stimoli. Se ci viene detto che soffriamo di una sindrome per la quale non siamo in grado di rimanere concentrati a lungo, lo diamo come dato di fatto e non ci proviamo nemmeno. Lo si accetta e basta. Ma se il problema fosse a monte? La diagnosi di ADHD è largamente controversa: la sua validità è stata messa in questione con teorie a supportare entrambe le tesi. Ed in aggiunta alla sua natura “contenziosa”, ADHD viene spesso stigmatizzato e condannato. Ci sono evidenze a supporto: bambini con ADHD sono meno propensi ad aprirsi con gli amici: nascondono il loro prendere farmaci/cure, si vergognano della loro condizione avendo paura di sentirsi alienati, diversi, presi in giro. Uno studio ha dimostrato che bambini che soffrono di altre patologie, come per esempio bambini che soffrono di epilessia, si aprono con più facilità, spiegando il problema ai coetanei. (2)

Fallimenti

D’altronde insuccessi e risultati negativi possono appunto risultare da iperattività cronica, impulsività, disattenzione. In particolare, difficoltà interpersonali, accademiche e lavorative sono comuni in individui con ADHD. E queste difficoltà spesso portano chi ne soffre a sperimentare fallimenti o a ricevere feedback sociali negativi. Questo tipo di esperienze spesso portano ad uno sviluppo comportamentale sbilanciato che peggiora i problemi (continuando ad evitarli) e diminuendo la motivazione, andando a formare un ciclo vizioso. Circa il 70-75% di adulti con ADHD presentano comorbidità come depressione, dipendenza da farmaci/droghe e ansia. Peggiorando ulteriormente la situazione, questi problemi rafforzano il ciclo vizioso rendendo sempre più difficile per un individuo con ADHD adottare strategie per compensare le mancanze che potrebbero aiutare ad uscire dal ciclo. (3)

Evitare anziché affrontare

Sulla base di queste considerazionI è stato suggerito come insuccessi, fallimenti e negativi messaggi riguardo le proprie abilità (che sperimentano individui con ADHD) influiscono sulla formazione dell’autostima. Le conseguenze sono deleterie: non sentendosi in grado di affrontare situazioni difficili, evitano e procrastinano. Non affrontando, è impossibile migliorare, peggiorando ulteriormente autostima e delusioni. (3)

Come mi sento riguardo chi sono

Ma anche la definizione di autostima è e rimane controversa. Wells e Marwell la definirono “the emotional valence of the beliefs one holds about themselves and their personal characteristics”. Mentre Campbell e Lavalee la semplificarono a “come mi sento riguardo a chi sono”. Adottando quest’ultima definizione diversi autori cercarono associare l’autostima a ADHD. Notarono che bambini con ADHD tendono ad avere pochi amici, scarse abilità di socializzazione e problemi ad interagire con bambini del sesso opposto. Eppure una review di studi condotta da Owens ha evidenziato che l’autostima non viene influenzata in bambini con ADHD, ma avviene successivamente nella vita adulta. Infatti non riconoscendo le proprie difficoltà e la necessità di miglioramento, non ci si occupa del problema ma appunto lo si evita. Le conseguenze sono un maggior numero di esperienze negative che portano nel lungo termine ad una riduzione dell’autostima. Infatti adulti con ADHD mostrano una bassa autostima. (2)(4)

Conclusione

Risulta quindi chiaro il deleterio impatto di una bassa autostima in persone con ADHD. Non è invece ancora ben chiarito se sia la diagnosi a causare squilibri nello sviluppo dell’autostima o se sia il disturbo in sé, sottolineando la necessità di future ricerche per approfondire questo sempre più comune problema con la possibilità di lavorare sull’autostima come possibile trattamento.

Referenze

1- Kita Y, Inoue Y. The Direct/Indirect Association of ADHD/ODD Symptoms with Self-esteem, Self-perception, and Depression in Early Adolescents. Front Psychiatry. 2017;8:137.

2- Cook J, Knight E, Hume I, Qureshi A. The self-esteem of adults diagnosed with attention-deficit/hyperactivity disorder (ADHD): a systematic review of the literature. Atten Defic Hyperact Disord. 2014;6(4):249-268.

3- Harpin V, Mazzone L, Raynaud JP, Kahle J, Hodgkins P. Long-Term Outcomes of ADHD: A Systematic Review of Self-Esteem and Social Function. J Atten Disord. 2016;20(4):295-305. doi:10.1177/10870547134865164- Newark PE, Elsässer M, Stieglitz RD. Self-Esteem, Self-Efficacy, and Resources in Adults With ADHD. J Atten Disord. 2016;20(3):279-290.

4- Newark PE, Elsässer M, Stieglitz RD. Self-Esteem, Self-Efficacy, and Resources in Adults With ADHD. J Atten Disord. 2016;20(3):279-290.

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