"Qualcuno teme forse un cambiamento?" Si domanda Marco Aurelio. "Che cosa può avvenire senza cambiamento? C'è forse cosa che l'universa natura ami di più, o più sia propria a lei? E d'altra parte tu stesso ti potresti forse lavare, se la legna non venisse transformandosi? E nutrirti?". Marco Aurelio 7-18
Come possiamo avere timore di qualcosa che ci permette di vivere? Senza il cambiamento non possiamo stare al passo con una natura in continuo movimento. Quindi anizchè temerli, quali essi siano, vanno sempre accolti come accogliamo la nuova stagione della natura. Se non siamo in grado farlo ci stiamo avvicinando più velocemente verso il suo opposto: la fine.
È facile cadere nelle abitudini, soprattutto quando sono confortevoli e non richiedono sforzo. Il cambiamento è fuggire un’abitudine, una dipendenza. Lo temiamo perché ci siamo rifugiati in esso per evitare di guardare le nostre debolezze e le nostre inettitudini, le nostre paure. Quando cambiamo qualcosa rimettiamo tutto sul piatto, stiamo prendendo un rischio ed esponendo la nostra anima. Ma è ciò che ci permette di migliorare rispetto a ieri.
Evitare il cambiamento è entrare nel mondo dei balocchi. Distratti dal comfort e dai piaceri non ci si rende conto che il giorno dopo ci si sveglierà peggiori di oggi.
Se non abbracciamo i cambiamenti ci muoviamo ogni giorno verso delle sabbie mobili, che ci cullano verso la morte, senza lasciarci spazio per muoverci ma lasciandoci il tempo per accorgerci della imminente fine.
Oggi cambiare è uscire dalla quotidianità, è stimolare nuovi circuiti neuronali, è variare le proprie azioni quando possibile per stimolare mente e corpo sotto nuovi aspetti. Come dobbiamo variare gli stimoli muscolari per continuare a migliorare, così dobbiamo variare le nostre azioni per non degenerare. E meno variamo più ci attacchiamo alla solita routine. La conseguenza? Quando ci attacchiamo a qualcosa, che sia un oggetto o un’azione, ne diventiamo schiavi.
